Quante volte si parla di guide? Tante. Al giorno d’oggi in qualsiasi settore si operi, ma specialmente in quello della ristorazione e del vino, la valutazione dei “giurati” è importantissima. Lo è per noi della Cantina Berritta, perché ci da’ un senso di orgoglio e ripaga, almeno in parte, il nostro lavoro. Diciamo in parte perché sappiamo bene che un buon voto non fa necessariamente un buon vino, e tra i due decidiamo sempre di dedicarci di più al secondo e, soprattutto, al parere di chi lo beve tutti i giorni.
Eppure oggi vogliamo parlarvi di una notizia che ha attirato la nostra attenzione e che non parla di vino in senso stretto, ma di cibo. Ed è la guida Michelin. Famosa in tutto il mondo, lodata, amata e anche temuta. Talvolta odiata. Eppure unanimemente consacrata dagli chef (stellati), come la sola, forse unica, guida che davvero fa la differenza.
Secondo il portale WineNews, “a sentire i protagonisti veri, ovvero gli chef”, se tutte le guide sono “utili ed hanno, ovviamente, un valore e dignità di esistere, a fare la differenza vera, a contare davvero, è sempre, soprattutto, la guida Michelin“. Questo concetto è stato confermato da moltissimi dei pluristellati, tra l’altro premiati ai vertici anche delle altre pubblicazioni. Molti di loro lo hanno detto pubblicamente durante la serata di presentazione dell’edizione italiana 2019. Una serata dove sono state annunciate anche le new entry delle tre stelle (ora dieci).
Mauro Uliassi del ristorante Uliassi di Senigallia, si unisce così al St. Hubertus di Norbert Niederkofler, al Piazza Duomo di Alba di Enrico Crippa, Da Vittorio a Brusaporto dei fratelli Cerea, Dal Pescatore a Canneto sull’Oglio della famiglia Santini, Reale a Castel di Sangro di Niko Romito, Enoteca Pinchiorri a Firenze di Giorgio Pinchiorri e Annie Féolde, Osteria Francescana a Modena di Massimo Bottura, La Pergola del Rome Cavalieri di Heinz Beck e Le Calandre a Rubano dei fratelli Alajmo. Tutti d’accordo ovviamente. La guida Michelin conta, e conta davvero.