“Il prezioso contributo che danno oggi i vivaisti nel conservare e nel gestire il patrimonio genetico della viticoltura italiana e sarda va valorizzato e sostenuto. Essi sono infatti alla base della filiera vitivinicola e rappresentano un ideale ponte fra la ricerca scientifica e le aziende agricole”. Lo ha detto l’assessore regionale dell’Agricoltura, Pier Luigi Caria, intervenendo al 45esimo Congresso del MIVA (Moltiplicatori italiani viticoli associati) che si è tenuto a Quartu Sant’Elena qualche giorno fa e dedicato al tema: Viticoltura in Sardegna: dalla tradizione all’innovazione.

L’iniziativa, organizzata quest’anno in Sardegna da MIVA in collaborazione con l’Agenzia Agris e a cui ha partecipato anche l’Agenzia Laore, ha riunito numerosi relatori e addetti ai lavori giunti da tutta Italia.

“Con i suoi 27000 ettari di superficie vitata – ha aggiunto Caria – la produzione della nostra Isola si qualifica per una elevata identitarietà e riconoscibilità. Molte delle DOC presenti nei diversi territori, e dei conseguenti vitigni coltivati, interessano varietà uniche a livello mondiale. La Regione ha sempre dedicato molte energie e risorse per l’innovazione del comparto, con particolare attenzione agli aspetti della qualità e della sostenibilità economica e ambientale della filiera. Negli anni ha avuto grande importanza lo studio sui vitigni autoctoni, maggiori e minori, che sono una parte importante della grande ricchezza della Sardegna, in armonia con il prezioso patrimonio ambientale e paesaggistico”.

Ragionando su una visione più di sistema, dedicata allo stato di salute del comparto, l’assessore ha precisato che “in Sardegna abbiamo nel vitivinicolo una sorta di marcia in più rispetto ad altri settori agricoli: si parte da una qualità imprenditoriale di pregio a una elevata eccellenza delle produzioni, che si rafforza con un ricambio generale costante da cui sono nati nuovi impulsi positivi soprattutto sul piano della commercializzazione dei vini”.