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Vendemmia 2017: calo di circa il 70 per cento

Volge quasi al termine la vendemmia della nostra Cantina. Abbiamo anche noi subito le conseguenze delle gelate della scorsa primavera. Eppure, nonostante il calo della produzione, garantiremo comunque la massima qualità.

“Come in tutta la Sardegna – spiega il fondatore Antonio Berritta – anche noi abbiamo iniziato molto presto la vendemmia del 2017 e ci accingiamo a concluderla in questi giorni. Si tratta, purtroppo, di un’annata non molto fortunata, ma stiamo lavorando intensamente per garantire la massima qualità della nostra produzione di vini”.

Secondo i nostri dati, le quantità di uva raccolta sono di molto inferiori rispetto a quelle dell’anno passato. “Stiamo parlando di un 70 per cento in meno – dice Berritta – un calo vertiginoso che, sfortunatamente, condividiamo con molti produttori dell’Isola e anche con quelli italiani”.

Ad aver falcidiato il raccolto sono state le gelate della scorsa primavera. A più riprese, e in almeno due o tre occasioni, la Sardegna e anche la Valle di Oddoene, dove si trovano le nostre vigne, è stata colpita dagli abbassamenti repentini e molto consistenti delle temperature, soprattutto nelle prime ore del mattino. Il fenomeno, come è noto, ha danneggiato il naturale sviluppo delle gemme della vite, e di conseguenza anche la crescita degli acini.

“Per preservare la qualità dei vini stiamo eseguendo un doppio lavoro: prima compiamo un diradamento della pianta, poi la selezione dei grappoli. Nonostante questo, dobbiamo annunciare che la nostra produzione di bottiglie sarà di quantità inferiore rispetto agli anni scorsi. L’annata 2017 del Don Baddore (IGT Isola dei Nuraghi) sarà notevolmente ridotta, di questo vino sarà prodotta una quantità di bottiglie vicina alle mille unità, cioè molto limitata. Così come il Don Baddore, uno dei nostri vini di punta, anche gli altri rossi (Nostranu, Thurcalesu e Monte Tundu, tutti e tre Cannonau) subiranno una flessione in termini di produzione”.

Infine, l’etichetta Panzale, che porta il nome del vitigno autoctono omonimo, sarà ridotta del cinquanta per cento. “Anche il nostro bianco non avrà lo stesso numero di bottiglie del 2016 – conclude Antonio Berritta – ma a dire la verità, dopo un primo momento di dispiacere, siamo convinti che quella del 2017 garantirà comunque un’elevata qualità.

Stiamo facendo il vino tradizionalmente come sessant’anni fa – conclude Antonio Berritta – lavoriamo le uve manualmente, la fermentazione avviene con lieviti spontanei presenti nelle uve stesse. Questo processo da’ una sua identità ai nostri prodotti”.