Sono disposti a spendere più della media, bevono con maggiore frequenza e in maniera più diversificata, e mostrano una maggiore propensione verso etichette europee e made in Italy. Sono i consumatori premium fotografati da Wine Intelligence.

Lo riporta l’Ansa, in un suo articolo di recente pubblicazione. Secondo lo studio, il segmento di appassionati di “fine wine” rappresenta rispettivamente il 7% e il 12% dei bevitori regolari di vino negli Stati Uniti e in Cina. Ma, se in oriente i vini pregiati vengono associati al prestigio dell’etichetta, negli Usa sono le considerazioni sulla qualità del prodotto (invecchiamento e riconosciuta costanza) a prevalere, accompagnate da un’emergente attenzione alla sostenibilità, indicata da 7 premium consumer americani su 10. Stando all’identikit tracciato, il consumatore premium a stelle e strisce è prevalentemente maschio (66%), più giovane della media dei bevitori di vino (under 35 nel 38% dei casi e solo nel 21% sopra i 54 anni) ed è disposto a spendere più di 20$ a bottiglia.

Dopo i vini californiani, acquistati dal 70% negli ultimi 6 mesi, il premium drinker mette in cantina più vini italiani che francesi (40%), e dimostra una conoscenza sopra la media anche delle denominazioni di origine, come per esempio quella veneta della Valpolicella.

I consumatori di alta gamma in Cina, invece, tendono ad essere trentenni (con solo il 12% under 29), leggermente più maturi di quelli regolari che si posizionano sotto i 30 in 3 casi su 10 (34%). Spendono oltre 500RMB (circa 65 euro) e scelgono prevalentemente vino cinese (47%) e francese (47%), simbolo di prestigio e status sociale, pur dimostrando più attenzione della media nei confronti del vino italiano (scelto dal 30% dei consumer premium cinesi contro il 19% di quelli regular), cileno (25% vs 20%) e spagnolo (22% vs 15%).